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CAPITOLO XXII.


Come gli astri e le palme.


Non fu possibile a Cortis ed Elena rimaner soli, prima del pranzo, neppure un istante. Elena uscì in giardino pensando che Cortis ve l’avrebbe raggiunta; ma Cortis credette leggere un sospetto, un’attenzione insolita negli occhi del conte Lao, ancora torbido; e non si mosse. Le ne disse il perchè con gli occhi quand’ella rientrò delusa, trepidante come se temesse un abbandono. Non soffriva meno, lui; ma era padrone di sè. Elena invece non sapeva più dominarsi; allegò un forte dolor di capo. Parlò pochissimo, e mai a Cortis; ma lo guardava troppo spesso, con gli occhi pieni di fuoco triste.

Il caffè fu servito in loggia. La contessa Tarquinia propose una trottata in Val di Rovese. Avrebbe fatto bene anche a Elena, secondo lei. Clenezzi domandò se si sarebbe raggiunto il confine austriaco. No, era troppo lontano per andarvi dopo pranzo. Al confine si poteva andare lunedì o martedì, partendo la mattina. Elena posò con mani tremanti la sua tazza di caffè.

«Mi rincresce» diss’ella, «ma forse martedì devo andare in città. Anzi vi pregherò, se vado, di darmi i cavalli.

Suo zio e sua madre non capivano perchè dovesse