Pagina:Dante E Firdusi, Estratto Rivista d'Italia, 1909.djvu/12

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dante e firdusi 199

tutta una tenerissima storia d’amore. Una pagina simile non si trova nei poemi d’Omero; ma Firdusi ha questa e altre ancora, e non poche, come quando, tra le vicende della gran guerra e le imprese di Rustem, avventuriere e cacciatore e sgominatore di demoni, di mostri e di spiriti maligni,1 verrà a dir la storia di Bîzen e di Menîza. Menîza, la giovinetta figlia di Afrâsyâb, mentre un giorno nelle selve celebrava con uno stuolo di giovani compagne la festa della primavera, imbattutasi nell’avvenente Bîzen, ancor quasi fanciullo, che era uscito alla caccia, dopo averlo addormentato con una bevanda soporifera, lo fa trasportare nelle sue stanze secrete. Il fiero padre, fattone accorto, scacciata la misera, fa rinchiudere in una profonda caverna, chiusa da una sformata pietra incantata dai demoni, l’infelice garzone, a cui la fedele amante procaccia il sostentamento giornaliero limosinando per le circostanti ville. Ma Bîzen, liberato da Rustem dall’orrido carcere, vendicherà ben presto l’onta patita e si riscatterà dall’essere stato e troppo ingenuo e troppo inesperto. Ripigliatasi, dopo un breve intervallo di tregua, la guerra, egli darà degne prove di sè in una delle più accanite e disperate battaglie che l’epopea ricordi.

In essa, che è detta la battaglia di Peshen o di Lâden, cadranno combattendo da valorosi più di settanta di tra i Gûderzidi, cioè di tra i discendenti di Gûderz, principe d’Ispahân. Uno di essi, che reggeva il vessillo nazionale e a cui, nell’orrida mischia, saranno state recise ambe le braccia, pur di non abbandonare ai nemici quel sacro pegno, ferocemente ne stringerà l’asta fra i denti. Accorrerà il giovane Bîzen, anche lui uno dei Gûderzidi, riceverà dal morente fratello il vessillo e lo salverà trionfante resistendo alla ressa impetuosa dei Turani, sforzantisi di rapirlo. Più tardi, quando in una singolar battaglia il vecchio Gûderz, orbo di tanti figli, avrà atterrato il capitano nemico, Pîrân, autore per lui di tanta iattura, gli strapperà dal petto e cuore e fegato e dai lembi ancor palpitanti ne succhierà caldo caldo il sangue.

Così tra racconti, ora pateticamente teneri, ora crudamente feroci, procede, magnifica nella sua compostezza, la narrazione di Firdusi; e quando essa toccherà al termine e descriverà la

  1. Le avventure di Rustem formano veramente un ciclo a parte in origine, stato poi inserito nella grande guerra dei Turani. Vedi la mia Storia della Poesia persiana, cap. V, 2 e 3, e il Libro dei Re.