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Pagina:Dante E Firdusi, Estratto Rivista d'Italia, 1909.djvu/15

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202 dante e firdusi

nella selva lontana, presso ad una fonte, quand’egli, cedendo ad un ingannevole invito, era uscito con lui alla caccia.

Molte altre parti potremmo ricordare del poema, e non meno belle, e non meno attraenti di queste. Ma troppo forse ci dilungheremmo e potremmo smarrirci se volessimo saper troppo, come avverrebbe a chi, messosi per vastissima foresta, tutte ne volesse esplorar le parti.1

IV.

Abbiamo detto che Firdusi degnamente si sta nella schiera dei maggiori poeti del mondo; e abbiam detto altresì che l’opera sua, come l’opera degli altri, non solo è stata l’espressione più genuina del pensiero dei tempi suoi, il portato più legittimo dell’età sua, ma anche che essa, una volta ancora come quella degli altri, tanto è stata efficace da imbrigliare, per così dire, e governare e reggere parte grandissima del pensiero e del moto intellettuale delle generazioni susseguenti. Ma si può dire anche di più.

Volgiamo per un istante lo sguardo al gran moto intellettuale di tutte le stirpi indo-europee, percorrendolo rapidamente dal principio alle età recenti, e vedrem subito qual posto luminoso tocchi per natura e per dritto al poema di Firdusi. Tre età si possono assegnare al moto intellettuale indo-europeo. E l’una è primordiale, quando le stirpi indo-europee, cioè l’indiana e l’iranica, la italo-ellenica, la celtica, la slava, la germanica, vivevano ancora unite, formando una stirpe sola, in una regione che, secondo ogni maggior probabilità, deve essere stata d’Europa. E la seconda comprende tutto quel tempo storico in cui le singole stirpi già si trovano assai lontane dal paese d’origine, quando l’indiana già si è stanziata in India, e l’iranica nell altipiano dell’Iran, e le altre tutte nelle altre regioni a cui hanno dato il nome o da cui esse stesse ebbero il nome. E la terza è quella che s’inizia intorno al x secolo dell’era nostra e discende fino ai tempi recenti.

  1. Questa non breve digressione intorno a molti dei più bei punti del Libro dei Re non va molto d’accordo, è vero, col titolo della presente prolusione. Ma era necessaria per far conoscere alcun che del contenuto del poema. L’autore si permette di ricordar qui la sua traduzione dell’intero poema, in versi italiani, pubblicata a Torino in 8 volumi (Unione Tipografica Editrice, 1886-89). Traduzione intera, in prosa francese, è quella del Mohl; parziali, in versi tedeschi, quelle del Görres, dello Schack, del Rückert.