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più tosto che crescere una foglia alla corona del Colombo, ne sfrondi quella che generalmente era da accordare ai navigatori genovesi. Perché mi sa probabile, che il Colombo seguisse una pratica già usata presso i suoi concittadini. Sicchè potrà lasciarsi dubbio quale delle due marittime città italiane precedesse l’altra in quest’uso: ma che in una sola, quasi come suo privato monopolio, si costringesse l’uso dell’astrolabio, non mi sembra probabile. 1

Ma la prova più bella della valentia de’ veneti nelle matematiche si ha nell’applicazione da essi fatta della



prima ancora del Cadamosto aveano i Zeni rilevate le altezze delle terre e isole artiche da essi scoperte ... (ivi pag. 55).
     «Quel suo portolano (dell’anconitano Benincasa) del 1471 è il primo certamente in cui si veggano segnati distintamente i gradi di latitudine. Vi sono segnati dall’11 fino al 64 ad uno ad uno .... Può essere, che Colombo fosse il primo che insegnasse agli Spagnuoli l’uso dell’Astrolabio in mare, come pare che inclini a credere l’Oviedo; ma non fu già egli il primo a porlo in opera.... Altrimenti come poteva il Benincasa segnare tanto esattamente le latitudini di luoghi collocati nell’Oceano?...» Formaleoni. Illustrazione di due Carte antiche della Biblioteca di S. Marco. pag. 45 e 46.

  1. Veggasi il Card. Zurla nelle Dissertazioni sopra Marco Polo ed altri viaggiatori Veneziani Vol.1 pag. 341 in nota. — Ho detto come probabile che nell’uso dell’astrolabio i Genovesi avessero seguito l’esempio e la pratica de’ Veneziani; nè veggo ragione di modificare il mio detto. È per altro riflessibile l’osservazione del Card. Zurla circa uno sbaglio nella computazione de’ gradi commesso dal Colombo nella relazione di un suo viaggio alle terre australi nel 1477; «io ne deduco (così egli) che a quell’epoca non ancora egli possedesse l’arte di levar le altezze coll’Astrolabio, come poi fece ne’ suoi viaggi famosi al nuovo mondo dopo tre lustri.» (Vol. i pag. 27 in nota).