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E nominato avendo Andalone del Negro genovese, dirò di lui ciò che il Boccaccio ne scrisse: e ciò valga ad onore d’entrambi, e lo dirò colle parole del Tiraboschi che stimò opportuno di volgarizzare i periodi del Certaldese. «= Io ho spesso citato il nobile e venerabil vecchio Andalone del Nero, genovese, mio venerabil maestro di cui ben ti è nota, o ottimo re, la prudenza, la gravità de’ costumi e la cognizione ch’egli avea delle stelle. Tu stesso hai potuto vedere ch’egli non solo apprese a conoscerne i movimenti a colle regole tramandateci da’ maggiori, come noi usiamo comunemente; ma che avendo viaggiato per per quasi tutto il mondo, ci giunse a conoscere colla sperienza de’ proprj occhi ciò che noi sappiamo solo



Rex inclyte, fama notissimum scio, ad haec assumendum aliquando ratus sum, eo quod noverim nulli usquam alteri, tempestate hac, adeo sinum Arithmeticam, Geometriam et Astrologiam aperuisse omnem, uti huic aperuere, in tantum ut nil arbitrer apud illas illi fuisse incognitum, et quod mirabile dictu etiam et visu longe magis quicquid de syderibus aut caelo loquitur. Confestim propriis manibus instrumentis in hoc confectis oculata fide demonstrat spectare volentibus etc. — Ed altrove (Lib. viii cap. 2). Senex autem venerabilis Andalo, et Paulus geometra Florentinus astrologi ambo insignes....... Questi due tratti sono recati, quali si leggono ne’ mss., dal Principe Boncompagni nelle Notizie intorno ad alcune opere di Leonardo Pisano. Roma, 1854, pag. 305.
     «Giannozzo Manetti letterato fiorentino del secolo xv, scrivendo la vita del Boccaccio, dice che questi ascoltò per alcuni anni le lezioni di Andalò, il miglior matematico di que’ tempi in mathematicis quippe sub Andalone quodam Januensi, viro ejus temporis omnium ira illis artibus peritissimo, aliquot annos audivit». Spotorno, Storia letter. della Liguria. Tom. ii pag. 149. Genova 1824, Ponthenier.