Pagina:De Amicis - Il romanzo d'un maestro, Treves, 1900.djvu/116

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— Quanti anni di servizio?

— Quarantotto, — rispose il maestro.

— Ha avuto sussidii?

— Un sussidio di cento e dieci lire.

— In tutta la sua carriera?

Il maestro accennò di sì.

— E.... ha fatto il conto di quanto avrebbe dal Monte delle pensioni se chiedesse ora la sua giubilazione?

— Dodici lire al mese. Seguì un breve silenzio.

Restava a fare l’ultima interrogazione. L’ispettore domandò: — Che cosa desidera?

E quegli rispose placidissimamente: — Nulla.

L’ispettore lo guardò e tutta la sua collera cadde....

Quando fu solo col giovine, fuor della scuola, si aperse con lui amichevolmente. Gli rincresceva d’aver detto qualche parola acre a quel povero vecchio che dava alla scuola gli ultimi resti della sua misera vita per non rimaner sulla strada. Che cosa si poteva pretender da lui, in nome di Dio! E si ricordava d’aver letto pochi giorni prima l’opuscolo d’un uomo di cuore, il quale proponeva che si istituissero nelle città grandi degli ospizi per “i vecchi cani raminghi„. Che comico mondo! E per cacciar quel pensiero, raccontò al maestro certi episodi singolari del suo giro ispettorale nel circondario. Pur troppo, egli era stato causa involontaria di spargimento di sangue. Essendo capitato all’improvviso nella scuola d’una piccola borgata, il maestro, che si radeva la barba dettando il lavoro, turbato dalla sua apparizione, s’era fatto un gran taglio sotto il mento. Era un povero vecchietto, che aveva il letto nella scuola, nella quale teneva anche un deposito di granaglie, e lì si preparava il caffè, fumava la pipa, spazzava e si rimendava i panni, facendo lezione. Dove pigliare il coraggio per fare dei rimproveri a un “missionario di civiltà„ ridotto in quelle condizioni? Il più curioso era che faceva le sue lezioni in pretto vernacolo, non dubitando punto di far male: tant’è vero che, domandato del perchè non parlasse italiano, aveva risposto candidamente: — Ma se parlassi italiano i ragazzi non verrebbero più. — E avendogli chiesto l’ispettore in che modo se la sarebbero poi cavata gli alunni, non imparando l’italiano, a scrivere