Pagina:De Amicis - Il romanzo d'un maestro, Treves, 1900.djvu/13

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Coraggio! 5

strettezze; ed anche l’udir parlare sovente di quella Scuola normale ch’era nella sua città, e che allettava la sua curiosità fin dall’infanzia con le figure nuove e singolari, che vi comparivano ogni anno, avevano predisposto l’animo suo, senza ch’egli se ne avvedesse, alla deliberazione, ch’ei credette di prendere quasi a caso, di fare il maestro. Quando poi la sventura lo aveva colpito, s’era anche aggiunto, a spingerlo per quella via, quel desiderio stanco di vita quieta e solitaria che ogni grande dolore fa nascere: tale parendogli allora che dovesse essere la vita d’un maestro in un villaggio, tutta scuola e casa, senza altro legame col mondo che quello dei suoi ragazzi. Ma un’altra cagione più forte aveva operato in lui. In tutto il tempo trascorso dal giorno ch’era caduto nella miseria a quando n’era uscito per carità altrui, durante quella lunga successione di corse e di visite inutili ch’egli aveva fatto a tanta gente, conducendo sempre per mano i suoi bimbi vestiti di nero, ansiosi come lui mentre salivan le scale, tremanti nel cospetto delle persone a cui chiedevan soccorso, e desolati delle ripulse, in quelle trenta eterne giornate piene di speranze e di delusioni, chiuse tutte da serate tristissime, ch’egli passava in uno stanzino oscuro, accanto alla camera della madre malata, accarezzando e stringendosi al petto quei tre piccoli infelici, e supplicandoli che non piangessero forte, gli era cresciuta per essi nell’anima una pietà immensa e un amore che lo divorava. E in questo aveva molto potuto una cagione che, a primo giudizio, parrebbe che dovesse contar poco in tanta sventura: ed era che i suoi tre poveri ragazzi, non solo mancavano affatto della avvenenza o grazia infantile che giova tanto a ispirar la pietà in casi simili; ma avevano tutti e tre quella specie di bruttezza vistosa, che, senz’esser deforme, rasenta quasi il ridicolo; e quest’effetto era cresciuto dalla grande somiglianza che avevan tra loro. Sul viso di parecchie delle persone a cui li presentava, egli coglieva a volo un movimento di stupore, un sorriso leggerissimo, in alcuni l’espressione d’una pietà piuttosto mossa dal loro aspetto che dal loro stato; la quale gli dava una profonda puntura al cuore, e lo faceva poi prorompere con essi, quand’eran soli, in dimostrazioni di tenerezza