Pagina:De Amicis - Il romanzo d'un maestro, Treves, 1900.djvu/14

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6 Coraggio!

ardente, soffocate dal pianto. Questo sentimento gli era rimasto vivissimo anche dopo la sua entrata nella Scuola, e siccome l’affetto per l’infanzia, forse perchè nasce da una sorgente più ricca e più pura, è quello che più tende ad espandersi di là dalle persone che ne son l’oggetto immediato, così in lui s’era diffuso a poco a poco in una simpatia affettuosa e triste per tutti i fanciulli, per tutta l’infanzia trascurata, abbandonata, povera, oppressa, alla quale lo riconduceva di continuo la sua immaginazione, mossa dai ricordi recenti. A questa disposizione d’animo aggiungendosi l’influsso della letteratura pedagogica tutta ispirata all’amore e al culto della fanciullezza, e al sentimento dell’importanza e della nobiltà del ministero educativo, egli si sentì spinto da tante forze a quella professione, che gli parve d’esser stato designato ad essa dalla natura, e che, se anche la sua famiglia si fosse trovata in istato florido, egli avrebbe finito con fare il maestro. E come a moltissimi accade in quei primi ardori per gli studi e per la professione prescelta, che ci si fissa nella mente una sentenza, la quale esprime le aspirazioni della nostra giovinezza, e diventa quasi il centro luminoso di tutti i nostri pensieri, così a lui si stampò nel cervello, ed ebbe vera e durevole efficacia nella sua vita, una frase intesa dal suo professore di pedagogia verso la metà del secondo corso: — non v’è stato di coscienza più alto e più invidiabile di quello d’un uomo che possa dire ogni sera a sè medesimo: oggi ho messo un’idea nuova, ho destato un sentimento nobile, corretto un difetto, gettato un buon seme di più nell’anima d’un fanciullo. — Ecco il mio avvenire, egli pensò. E questa sentenza gli s’andò di giorno in giorno come accendendo nella mente e approfondendo nel cuore, e divenne l’anima dei suoi studi e delle sue speranze.

Ma, pure senza di questo, se non fosse stato il senso continuo d’oppressione che dava a tutti la sovrabbondanza delle materie di studio, la quale, come si diceva, non solo non lasciava il tempo di digerire le cose, ma nemmeno di masticarle, quella vita gli sarebbe riuscita abbastanza piacevole, non ostante la libertà ristrettissima. Le lezioni pratiche nelle classi elementari annesse alla Scuola, le conferenze, le pas-