Pagina:De Amicis - Il romanzo d'un maestro, Treves, 1900.djvu/141

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nel pantano, col pretesto che ci eran dei rospi, cominciarono a far tutti insieme: — Coà! coà! coà! — un baccano da non poter tollerare. Li ho dovuti riprendere in casa.... perchè non mi perdessero il rispetto.

Il maestro scoppiò dal ridere; don Biracchio rimase serio, e gli mescè da bere. Poi, mentre s’accomiatavan sulla soglia, ingombra di bucce di patate e di foglie di cavolo, gli offerse un gigantesco ombrello verde con le stecche rotte, che il maestro rifiutò, ringraziando. E l’ultime parole ch’egli pronunziò, dopo aver con la lingua enorme spazzato da la bocca gli ultimi resti dell’insalata, furono l’espressione di quello che per lui era forse l’unico desiderio della vita: — Nostro Signore le conservi la sanità.

Voltandosi indietro a un gomito della strada, il maestro lo vide ancora a traverso alle fila della pioggia, ritto sull’uscio, che gli faceva cenno di guardare a destra, nel prato, il gorello scavato dagli scolari.


Nonostante questi lieti ricordi, il giorno che partì dal villaggio, mentre correva in calesse tra i campi, respirando l’aria d’una mattina lucida e odorosa, e andava riandando il passato, come sempre si fa quando s’abbandona un luogo dove si fece una tappa della vita, i suoi pensieri non erano punto ridenti. Qual’era stata la sua vita, insomma, in quei tre anni? Non aveva trovato nè le soddisfazioni, nè le amicizie che sperava; non aveva progredito negli studi, e nemmeno poteva dire d’essersi acquietato in un metodo definitivo di far scuola, poichè sentiva bene che di là da quella “riservatezza severa„ alla quale non s’era appigliato che per sfiducia nelle forze della propria bontà, c’era qualche cos’altro di più caldo e di più fecondo, ch’egli non aveva saputo raggiungere. Ma un altro pensiero gli pesava anche più. Egli s’era persuaso che in quella modesta professione di maestro, in cui già bisognava fare tanti sacrifizi d’amor proprio, senza compenso d’agiatezza o di gloria, mancava anche la pace. Era stato tormentato da un soprintendente per il matrimonio, dai parenti per i premi, da una serva per il saluto, da un sindaco per la grammatica, da un ispettore per il metodo, da un parroco per la religione. Santo cielo! Sa-