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lenzioso e tetro. Il solo torrente del fondo serba il suo scroscio sonoro che riempie la valle, rotto da un continuo martellar d’incudini che fanno i pochi lavoratori di ferro del villaggio.


Il giorno dopo il suo arrivo, il maestro si vide comparire in casa una specie di scherano, basso di statura e larghissimo di spalle, guercio, con un gran cappello alla calabrese e una enorme barba brizzolata; il quale con una voce di galletto che, uscendo da quella foresta di peli, faceva ridere, lo invitò da parte del sindaco a trovarsi a una cert’ora nella casa comunale, dove si dovevano radunare tutti gl’insegnanti del comune. Era l’inserviente del municipio, un antico scalpellino, a cui una scheggia di pietra aveva rovinato un occhio; il perchè lo chiamavan nel paese, con gentilezza montanara, ’l borgno, il guercio; soprannome ch’egli accettava con indifferenza, quando non aveva bevuto.


All’ora fissata il maestro si trovò alla casa del comune, impaziente di veder tutti insieme i suoi colleghi; poichè la precoce esperienza del mondo gli aveva già svegliata quella curiosità di conoscere nuovi originali umani, che non suol venire che più tardi, nell’età dell’osservazione.

Si trovarono in cinque, tre maestre e due maestri, nella sala del Consiglio: una stanza stretta e bassa, dov’eran da una parte vari ordini di scaffali, pieni di scatole di cartone, che contenevano registri e collezioni di atti ufficiali, e sulla parete opposta un ritratto litografico del re tutto nero di brutture di mosche, fiancheggiato da un calendario scolastico e da un elenco delle autorità del comune. Nel mezzo c’era la gran tavola delle sedute, formata da quattro tavolini di varia altezza, coperti d’un tappeto verde bucherellato. E ci puzzava di muffito e di chiuso come se non v’avessero aperto le finestre da un anno.

Un ometto ossequioso, vestito tra il cameriere e lo scrivano, con un viso aguzzo e due baffi di topo, presentò prima sè stesso al maestro Ratti, dicendo che era il segretario comunale, e poi gli nominò i suoi colleghi: — La signora Pezza, maestra di 2a e 3a; la signorina Vetti, maestra della scuola mista della fra-