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158 Altarana

IL MAESTRO CALVI.


Le prime settimane gli passarono tranquille, anche nella scuola, nella quale era ritornato; con sua soddisfazione, a quel metodo di riserbo e di fermezza, ch’egli aveva smesso con effetti così deplorevoli nell’ultimo mese del suo soggiorno a Piazzena. Contro la sua aspettazione, perchè il tempo prescritto era già passato, fu inflitta qualche ammenda ai parenti: uno di questi venne un giorno davanti all’uscio della scuola a vomitare un sacco di villanie contro tutti i poteri dello Stato, ma condusse il ragazzo; altri cinque o sei renitenti comparvero. Il sindaco era risoluto, dunque. Il maestro cominciò a prenderlo in simpatia. E pareva che anche al sindaco il maestro andava a garbo, perchè diede incarico a lui di far la scuola serale. Venne apposta alla scuola una mattina a parlargli della cosa,

— Il maestro Calvi — gli disse — è un ottimo insegnante e un uomo di talento; ma ha altre occupazioni.... E poi per le cose nuove ci vogliono maestri giovani. È la mia idea. Avanti dunque. Domani si pubblica l’invito all’iscrizione, la settimana che viene si darà principio. Vedrà, rifaremo il paese.

Una settimana dopo, infatti, il maestro faceva la prima lezione a una ventina di scolari, tra giovanetti e uomini fatti: un garzone falegname, due fabbri, dei pastori, il campanaro e un vecchio che faceva insieme il barbiere e il pescator di trote nel torrente; alcuni dei quali sapevan già un po’ di lettura e d’abbaco, e venivano soltanto a perfezionarsi. Quella nuova scolaresca, che non gli costava alcun pensiero per la disciplina, e che dal lato didattico gli presentava difficoltà nuove, come la necessità d’usar modi più pronti, e di dar quasi un insegnamento a scorciatoie, più sostanziale e più nudo di quello che si dà ai ragazzi, lo ricreò da principio, e gli porse agio a far molte osservazioni proficue. Il male era che, dovendo servire per tutti una sola lampada a petrolio appesa nel mezzo del soffitto, i suoi scolari eran costretti, per veder nei libri e nei qua-