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La maestra Falbrizio 167

vani. Non voglio dire: ce n’è pure che trovano marito onestamente. Ci son di questi proprietari dei nostri paesi, uomini alla buona, anche non più sul fiore, che a veder quelle signorine bene educate, che vestono alla moda, e parlano bene, se ne innamorano.... anche senza che quelle facciano, come suol dirsi, un passo avanti. C’è, per citarne una, la maestrina Vetti, che le ho detto, quella delle Case Rosse, una giovane onesta che dicevano dovesse sposare il signor Cavezzi, negoziante di legnami, un mezzo contadino, se si vuole, ma che ha di questi. Dicono anzi che si vedevano.... senza far male, intendiamoci. Ma ora non so perchè (e le balenarono gli occhi) la cosa è andata in fumo.

E avrebbe tirato innanzi; ma, entrando in quel punto un’avventora, essa tagliò d’un colpo quella lunga conversazione, in cui aveva sfogata tanta rabbia con tanta dolcezza, e disse al giovane che usciva: — Arrivederlo, signor maestro. Quando ci sarà del nuovo, se mi permette, lo terrò informato. Ma spero che tutto vada bene. Dio volendo.


Da quel giorno la lite fra il sindaco e la maestra, in quella vita monotona del villaggio, diventò il pascolo principale della curiosità del Ratti. Diede subito una tastatina in proposito al segretario comunale, e l’imbarazzo che questi mostrò nello scusare il sindaco, masticando delle parole scucite: — Malintesi.... informazioni inesatte.... non crederei.... — lo persuase che era tutto vero. Quella stessa sua timidezza di topo inseguito, la quale, oltre che da natura, derivava in gran parte da una consuetudine, contratta in altri comuni, di temer danno da tutti, il maestro capì benissimo che non si sarebbe mantenuta così viva in Altarana s’egli non avesse, in più d’un’occasione, conosciuto e sperimentato il suo sindaco come un uomo violento, soverchiatore, e quando pigliasse qualcuno sulla cúccuma, implacabile. Ma, non che del sindaco, il buon segretario non osava nemmeno di dir male dei suoi nemici: egli si teneva nella lotta dei due partiti, tra le gare dei consiglieri eletti e dei consiglieri aspiranti, come un povero diavolo rasentato a destra e a sinistra da due file di carrozze correnti in direzione contraria, non inteso ad altro che a farsi piccolo e a ispirar compas-