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244 Altarana

la sua nomina non mi fu notificata, come sarebbe stato di dovere; io non la riconosco.

— Signor maestro! — disse l’assessore. — Lei “gioca la sua posizione.„

— Ma direi che è lei che vuol giocare con me! Chi ha mai veduto mandare nella scuola un soprintendente senza averne notificata la nomina agli insegnanti?

— Gliela notifico io.

— Ma non basta. Io non posso tollerare una notificazione fatta in questa maniera.

— Tollererà una sospensione dallo stipendio!

— Non senza motivi.

— Il motivo è che manca di rispetto ai suoi superiori. E scriverò io stesso al provveditore!

— Scriverò anch’io!

— Scriveremo tutti e due!

— Scrivete voi, intanto! — gridò il maestro alla scolaresca, riprendendo la dettatura. Quello scherzo fece dare una risata ai ragazzi, che si metton sempre dalla parte di chi dà la botta per l’ultimo. Ma l’assessore diventò di fiamma.

— Renderà conto anche dello scherno! — rispose, e soggiunse imperiosamente, rivolto al figliuolo: — Fuori di questa scuola!

Il figliuolo saltò fuor dal banco come un gatto, e seguì il padre fremente, il quale, arrivato sull’uscio, si voltò indietro e lanciò ancora uno sguardo di minaccia.

Il dì dopo il maestro ricevette dall’inserviente la notificazione scritta che gli era sospeso lo stipendio per tre giorni. Ma questo non era tutto. Il sindaco aveva riferito al provveditore, gonfiando la cosa. In fin di settimana il maestro ricevette dal delegato scolastico l’ordine di recarsi a Torino al provveditorato.


DAL PROVVEDITORE.


Partì con rammarico, prevedendo male. Era una mattina di maggio; il cielo pareva di malumore come lui, e la valle era sorvolata da grandi veli di nebbia bianca, che dalle cime dei monti più alti scendevano lentamente ad avvolgere le sommità delle alture mi-