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54 L’ultimo anno ad Altarana


E porse un bicchiere di vino al ragazzo, che, dopo aver girato intorno uno sguardo chiaro e tranquillo, senza ombra di suggezione, lo vuotò d’un fiato, come un uomo; il che provocò un’altra risata.

— E così sarete inghiottiti! — gridò l’avvocato, trionfante. E s’alzaron da tavola, ridendo tutti.


PARTENZA DECISA.


Fu quella l’ultima buona giornata che il maestro passò ad Altarana. Nondimeno, quella profezia ardita dell’avvocato Samis, avvalorata dall’esempio di quello strano ragazzo, che gl’inculcava l’idea d’una lenta ascensione conquistatrice della classe a cui egli stimava d’appartenere, aggiunse nuova fiamma alla sua ambizione di mutar sorte, e, risospingendolo agli studi, giovò a fargli men grave per qualche tempo la vita eguale e grigia che ricominciò col riaprirsi delle scuole. Tanto che, aggiungendosi a questo sollievo lo stato di pace armata, ma senza minacce di guerra prossima, nel quale si trovava di fronte al sindaco e alle autorità del comune, avrebbe quasi rinunziato al proponimento di mutar sede, se non fosse venuto a riconfermarvelo un inverno polare, che tenne il villaggio quasi sepolto per tre mesi sotto la neve. E all’inverno s’aggiunse un’altra piccola cagione, che potè molto sulla sua fantasia. Egli ricevette a metà di dicembre, proprio nel più fitto d’una enorme nevicata, un numero del Maestro elementare con un articolo firmato Sarda, datato da Brilla, in Liguria; sotto il quale era scritto a matita: — “A rivederci quest’estate in casa Goli: la cugina;„ — e l’articolo, da cui egli rilevò che la cugina insegnava là dal principio dell’anno scolastico, era una così calda e piacevole descrizione dell’inverno mite della riviera di ponente, somigliante a un lunghissimo autunno, dei ragazzi scalzi e allegri, delle scuole dorate dal sole e circondato di verde, coi vani delle finestre tagliati dall’orizzonte del mare, che, alla lettura, gli si inasprì nel cuore l’avversione a quell’orrendo inverno delle Alpi, e questa gli diede l’ultima spinta a mandar la domanda