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Il primo incontro 83

baritono, e, studiando, sarebbe riuscito a fare una seconda parte in teatro; e se non la professione di cantante, quella di calligrafo, come gli consigliavano tutti, essendo egli nato fatto per quell’arte; di modo che a Torino, in sedici anni, avrebbe tirato su una scuola privata “magnifica„ e fatto denari a eseguir lavori di commissione: lavori, disse con stento, cro-mo-calligrafici, di cui aveva già dato dei saggi alle esposizioni. E qui si levò la pipa di bocca per metter fuori un sospiro. Suo padre, invece, di professione stipettaio, s’era intestato a arrolarlo fra gli “educatori del popolo„ e aveva fatto un bel bollo! Da sei anni egli marciva a Camina, con quel tocco di paga, senza una speranza al mondo, svogliato anche degli studi, che non menavano a nulla; e dopo un momento di riflessione, come se raccogliesse delle parole sparse nella sua memoria: — .... perchè — disse — nei piccoli paesi manca l’ossigeno agli organi respiratori dell’intelligenza; — e l’espressione di stupore che passò negli occhi del Ratti all’udir quella frase, parve che gli facesse piacere. Poi, dopo averlo fissato di nuovo lungamente, come se l’aspetto onesto del giovane lo rassicurasse che non sarebbero state tradite le sue confidenze, soggiunse piano: — È cascato in un cattivo buco, sa? come a dire nel campo nemico, in un comune avversario dichiarato dell’istruzione del popolo. Non che siano cattiva gente; io n’ho conosciuta di peggio; ma.... han l’odio della scuola, per natura. E poi.... anche in fatto d’onestà, lasciamo andare.... ci sarebbe un tanto da dire. — Il Municipio prometteva da sette anni l’alloggio ai maestri, e non aveva ancora dato nemmeno un sottoscala; aveva ottenuto in varie occasioni dei sussidi per il miglioramento delle suppellettili, e lui, per conto suo, non s’era ancor visto cambiare che la scopa. Di più, avevano due anni addietro fatto uno stanziamento discreto per trasformare i locali, che erano compassionevoli, e sparsi ai quattro canti del paese; s’erano già anche per questo scroccate le lodi dell’Autorità scolastica; e poi avevan stornato i fondi a uno scopo d’ambizione, facendo costrurre una latrina pubblica nella piazza, come nelle città grandi, una specie di tempietto ridicolo, che appestava il paese. Nessuna idea di vero progresso, infine. Avevano mai voluto mettere

Il romanzo d’un maestro. — II. 6