Pagina:De Amicis - Il romanzo d'un maestro, Treves, 1900.djvu/371

Da Wikisource.

In casa di don Bruna 109

dosi i fianchi con le mani, e poi tese il pugno verso i tetti bianchi del villaggio, rabbioso daccapo, gridando: — Ladri! Ladri! Ladri! E cretini noi che v’insegniamo a leggere! — E non si chetò che davanti alla porta dell’istituto.


Era un gruppo di tre povere case, in una delle quali c’eran le due stanze delle scuole, piccole e basse; nell’altra un quartierino di tre camere, occupato da don Bruna e dalla nipote; e nella terza, abitata da una famigliuola di contadini, la cameruccia del nipote maestro, posta di fianco alla stalla.

Don Bruna saltò fuori da una porticina con la vivacità d’un ragazzo. Il Ratti rimase incantato della cordialità festosa con cui lo accolse. Era piccolissimo di statura, e tutto minuto: la sua tonaca pulitissima sarebbe andata bene a un seminarista di dodici anni: aveva dei capelli che parevan cotone bianco, gli occhi azzurri limpidissimi, il viso roseo, i denti belli, un riso, una parlantina, un’aria di salute, di allegria, di schiettezza, d’ingenuità, che innamorava.

Egli raccontò subito un casetto comico del gatto e d’un topo, che era seguito un momento prima, e poi condusse il maestro Ratti a veder l’“istituto.„ Stavano facendo il bucato: in una delle scuole c’era il mastello fumante. Mentre eran lì, entrò ridacchiando una grossa Perpetua di sessant’anni, un faccione di maschera buffa, tutta torso e deretano, con tre palmi appena di gamba, che pareva stata segata alle ginocchia.

Il maestro Reale l’apostrofò: — O Giovanna! Voi dovete raccontare al maestro l’avventura dell’ispettore.

Quella dette in una risata che non finiva più, facendo saltar la pancia come una zingara danzatrice.

Era un’avventura nota a tutti nel paese, di un regio ispettore del Circondario, di fama terribile, il quale, venuto un giorno solo e inaspettato a visitar l’istituto, aveva trovato in una scuola la serva, che sbatteva due ova in un tegame, e senza lasciarle il tempo di spiegargli come l’avesse mandata lì don Bruna a vigilare gli alunni durante una sua brevissima assenza, prendendola per una maestra, le aveva fatto un lungo e severo discorso intorno al rispetto dovuto alla scuola,