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Il sindaco in scena 115

Un originale, questo inserviente; un ometto impettito, con due enormi baffi grigi, che per esser stato ferito al ventre da una scheggia alla battaglia di Novara, aveva una superbia intrattabile, non si voleva piegare ai bassi servizi, e a chi gli faceva un rimprovero, rispondeva: — Così si parla a un ferito? — Quand’era brillo, poi, nei suoi accessi d’entusiasmo patriottico, calava i calzoni e mostrava la sua gloria.


Il solo che mettesse piede qualche volta nella scuola era il sindaco; ma non per altro che per far atto di presenza; ed era un sentimento di rivalità che ve lo spingeva. C’era nel vicino villaggio di Stazzella un sindaco straordinario, di cui si decantavano le gesta in tutti i comuni dei dintorni. Era un antico ufficiale di cavalleria, di famiglia agiatissima, il quale, dopo una gioventù dissipata, ridotto al verde e uscito dall’esercito per chiodi, aveva sposato una signorina ricca del paese, messo la testa a partito e consacrato l’anima e la borsa alla vita pubblica. Aveva ambizione, ingegno, maniere piacentissime; ma gli faceva danno il passato e gli aveva suscitato molte invidie il matrimonio; il perchè, appena ottenuta la carica di soprintendente, era stato fatto segno a una guerra atroce, e diffamato in tutti i modi, soprattutto con un nuvolo di lettere anonime, dirette al sotto-prefetto, al prefetto, all’Intendenza di finanza, persino al comitato dell’arma dei carabinieri e al presidente del consiglio dei ministri. Ma egli aveva vinto la tempesta, e, diventato sindaco, s’era dato a favorir l’istruzione con un ardore che toccava la mania. Aveva fatto costrurre un bellissimo edifizio scolastico, accresciuto lo stipendio ai maestri, stabilito per premi dei libretti della cassa di risparmio, fondato una biblioteca circolante per gli alunni. C’era quasi ogni settimana nel Popolo un cenno d’un nuovo miglioramento introdotto da lui nelle scuole: ora un dono di cartelloni per l’insegnamento oggettivo, ora l’istituzione d’un lavatoio per i ragazzi o d’un giardino froebeliano, ora una festa solenne di distribuzione dei premi, con regali ch’egli faceva di sua tasca agli insegnanti; e ogni cenno accompagnato da ringraziamenti di maestri e da elogi collettivi di amministrati. Ora queste glorie del vicino collega ingelosivano il

Il romanzo d’un maestro. — II. 8