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162 Il secondo anno a Camina

NUOVI ENTUSIASMI.


Uscì di là turbato, poichè prevedeva ora una guerra a coltello anche dalla parte della signora; ma provando ad un tempo un grande sollievo d’essersi liberato da una schiavitù vergognosa. In fin dei conti, non c’era per liberarsi altro che quel modo, il quale avrebbe offeso egualmente la signora se anche fosse stato meno aspro; e quando pure, per scansare dei guai con essa, egli si fosse forzato a una condiscendenza che lo rivoltava, avrebbe finito con attirarsi dei guai peggiori dal marito. Dunque, non c’era da pensarci più. La signora non andò più alla scuola, e gli passò accanto fremendo, senza salutarlo; e col cessare dei loro colloqui per la strada, cessò la vigilanza pubblica del delegato. Ma che questi avesse risaputo dell’entrata del maestro in casa sua durante la sua assenza, o che quel cessare degli abboccamenti palesi fra lui e sua moglie lo mettesse in sospetto di un avviato commercio clandestino, il fatto fu che, invece di rasserenarsi, diventò più bieco, sfuggì lo sguardo del giovane con maggior avversione, e gli rese il saluto con la mano più tremante di prima. Comunque ciò fosse, essendo tutto finito tra lui e lei, il maestro pensò che o presto o tardi il marito si sarebbe pacificato. E si diede con nuovo ardore alla sua scuola.


Era stato scosso vivamente in quei giorni dalla lettura d’una cattiva traduzione del Leonardo e Gertrude del Pestalozzi, imprestatagli da don Bruna, e di un volume dei Nostri figli del Legouvé; da cui aveva ricavato idee, affetti, mezzi nuovi d’insegnamento morale, che andava esperimentando nella sua classe. Di più, aveva ottenuto dal conte fondator del teatro, che gli imprestasse a una a una le notissime stampe colorite del Grimaldi, rappresentanti atti di valore del 48 e del 49, di cui aveva la collezione completa in tanti quadri; e una volta la settimana egli portava un quadro nella scuola: e notava con soddisfazione vivissima che