Pagina:De Amicis - Il romanzo d'un maestro, Treves, 1900.djvu/487

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Ultimi giorni 225

cava più che l’intonaco. Anche la maestrina Riccoli, essendosi molto quetata, era più contenta di prima. La sera del suo giorno onomastico alcuni giovanotti le avevano fatta sotto la finestra una serenata rispettosamente scherzosa, con flauto, ocarina e fisarmonica, ed essa, dando una prova d’audacia straordinaria, aveva staccato dai vasi del davanzale, senza però mostrare il viso, e lasciato cader nella strada alcuni fiori; coi quali pareva che avesse voluto gettar giù una volta per sempre tutte le sue vane paure e le sue false immaginazioni. E la maestrina pure salutò il suo collega con tenerezza. Perfino il delegato, che aveva finito a persuadersi ch’egli non fosse un petroliere feroce, fu affabile con lui, e gli diede dei consigli paterni. — Lei, signor Ratti, va in una grande città, in un ambiente pericoloso per un maestro giovane. Stia in guardia. A Torino, che che ne dicano, c’è un partito sovversivo spaventevole: è una città minata da un capo all’altro. Cercheranno di tirarlo nelle loro congreghe. Già so che ci hanno tirato mezzo il corpo insegnante. Stia in guardia, le dico. Adagio con le nuove conoscenze... pochi amici sicuri... sane letture.... E sopra tutto educare la gioventù ai buoni principî perchè ci sono soltanto i ciechi o i traditori che possan negarlo: noi siamo sull’orlo dell’abisso.


L’ultimo con cui si trattenne fu l’organista, il quale era felice d’una nuova trovata che aveva fatto. Un amico di Milano gli aveva mandato una raccolta del giornale Il travaso delle idee, del famoso Tito Livio Cianchettini, ed egli l’andava leggendo con gusto infinito, trovandovi qua e là espresse le sue aspirazioni con quella indeterminatezza fantastica e minacciosa che a lui piaceva. Una cosa più che altro l’aveva entusiasmato. Il Cianchettini, dopo aver cercato lungo tempo due vocaboli che designassero con una immagine efficace le due grandi classi nemiche della società, dopo aver adoperato a volta a volta, senza mai esserne contento, i termini di signoreggianti e signoreggiati, tenenti e tenuti, e altri simili, ne aveva in fine escogitato due che, secondo lui, erano un lampo di genio: — suonatori e suonati. Ah! sì; le vere parole eran quelle; il mondo era proprio diviso in suonatori e suonati; nes-