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52 Garasco


— Me ne sono accorto, — gli rispose l’ispettore.

Il maestro lo guardò stupito.

— Se lei avesse autorità, — continuò l’ispettore, sorridendo, — non avrebbero fatto chiasso quand’io sono uscito. Ciò significa che l’autorità era uscita con me.

Fece una pausa, guardandolo. Poi riprese: — Non pensi: non le faccio un rimprovero. Io ho indovinato quello che lei m’è venuto a dire dall’intonazione con cui faceva la lezione agli alunni. Era, non dico un padre, ma un fratello che parlava. Ora, senta un mio consiglio. Quell’adorazione per l’infanzia che ha lei, la conosco, e l’ho anch’io: è un tesoro di forza per un insegnante, e una sorgente di grandi soddisfazioni; è stata la prima virtù di tutti i grandi educatori, è quella che illumina e innalza tutte le facoltà che occorrono a insegnare e a educare. Ma bisogna che il maestro la nasconda, che il ragazzo la indovini, e non la vegga. Si ricordi di quel bel detto del Capponi: Sul ragazzo non ha potenza che l’affetto austero. Ed io aggiungo: bisogna ch’egli si persuada che l’affetto deve conquistarselo, e non farà più questo sforzo quando se lo veda dato alla bella prima. In ogni concessione che gli si fa, egli, per istinto d’impero, immagina e fonda un diritto; per serbare il quale, poi, si ribella. Mi capisce? Trattato con dolcezza, egli non dice mica: — mi trattan così per rendermi migliore. — Questo concetto non lo può avere. Dice invece: — mi trattan così perchè così si deve trattarmi, — e non è grato, quindi, di ciò che crede gli sia dovuto. Dice: — se il maestro mi minaccia un castigo, e non me lo dà, è perchè non lo merito; se mi prega di fare una cosa invece di comandarmi, è perchè non mi può comandare. — È evidente. Per conseguenza, non minacce, ma castighi; non esortazioni, ma comandi. E sotto tutto questo, l’affetto, che modera, compensa, consola, ma cautamente, a momenti opportuni, mostrandosi come un raggio in mezzo alle nubi. Va pei fanciulli come per i soldati la massima di quel capitano: Non minacciar mai, non transiger mai. Creda a me. Io ho cominciato come lei, e ho dovuto cambiare. Mi sono sdoppiato. C’è un io in me, celato, che ama i fanciulli, che soffre dei loro dolori e delle loro umiliazioni, che si diletta