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Voi ripeteste che bisogna rifare il cammino, ma la forza materiale dei popoli non è più sufficiente per riprendere la strada smarrita e occorre essa sia coadiuvata dalla forza morale che tutta in voi si concentra.

Il bisogno di questo aiuto lo sentono tutti ed in particolar modo gli Italiani che più degli altri provano il castigo di essersi allontanati da Dio.

Padre Santo, il mio Governo a Voi reverente si trae con la sicurezza di salvare l’Italia.

Il mio Governo ammira la sublimità del pensiero Vostro e si allieta dell’affetto che addimostrate al Vostro Paese.

Il pensiero Vostro anela di vedere salva l’Italia, il Vostro desiderio è di avvicinarla al Vostro cuore.

Nell’alto e patriottico pensiero Vostro non si contiene l’ombra del proposito, che calunniosamente viene alla Santità Vostra attribuita dall’ibrida coorte dei massoni e dei rivoluzionarii, di distruggere il libero regime e di sminuzzare l’unità nazionale d’Italia. Nel Vostro programma, a così dire, italiano, non si tratta di distruggere e di demolire, ma bensì si tratta di riparare e di correggere, di riparare cioè le colpe morali che si sono commesse, di correggere gli errori politici che si sono compiuti1.

  1. Quest'ultimo periodo è tolto a un bellissimo articolo pubblicato sull’Osservatore Romano il 22 novembre 1893.