Pagina:De Amicis - La vita militare.djvu/301

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durante il colèra del 1867. 293

ai bisogni dei tempi ordinari, riusciva affatto insufficiente per provvedere nello stesso tempo al servizio degli ospedali, ai cordoni sanitari e alla pubblica sicurezza. Tutti questi servigi eran però fatti dovunque, scompartendo la forza quanto più fosse possibile minutamente; onde quasi dappertutto seguiva che i soldati non dormissero mai due notti di seguito in caserma, e mangiassero, non più ad ore prestabilite, ma così alla sfuggita quando e dove ne avessero il tempo ed il modo. Continuo moto, continua fatica, appunto in quei giorni che sarebbe stato necessario il riposo, la tranquillità e ogni specie di riguardi. Non è a dirsi quanto la salute dei soldati ne scapitasse, e come da quella maniera di vita fosse resa presso che inutile la maggior cura che si poneva nella pulizia delle caserme, nella scelta dei viveri, e in molte altre cautele imposte dai superiori, e diligentemente, sotto la loro sorveglianza, osservate. —

Ma questi servigi erano tuttavia i meno gravosi perchè, se non sempre, ordinariamente però erano prestati da ciascun soldato ad intervalli di tempo costanti, benchè brevissimi, e regolarmente stabiliti; per cui alle fatiche e ai pericoli s’andava incontro coll’animo preparato. I servigi più duri erano quelli imposti tratto tratto da inattesi tumulti popolari, nel cuore della notte, qualche volta simultaneamente in vari punti dello stesso paese; e un pugno di soldati doveva uscire contro una moltitudine armata che li superava di numero cento volte, e batteva furiosamente alle porte della caserma e lanciava sassi alle finestre e minacciava di appiccare il fuoco alla casa, gridando «morte agli avvelenatori, morte agli assassini del popolo!» e ogni altra maniera di vituperi. Le grida furenti risuonavano improvvisamente nei silenziosi dormitori, i soldati balzavano dal letto