Pagina:De Amicis - La vita militare.djvu/47

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l’ospitalità. 39

— Ma sentano; io sono stato anche troppo qui con loro; sa il cielo se non ci rimarrei ancora volentieri... magari per sempre (e sorrise); ma se domattina di buon’ora io non mi trovo a Piacenza, mi metteranno in prigione... e adesso, camminando di buon passo, sarei ancora in tempo a raggiungere il reggimento...; se tardo anche un poco...

— Ma voi non vi sentite bene; vi si vede in viso...

— Sì che mi sento bene; davvero; mi sento proprio bene adesso; mi lasci andare...

— Ma no, ma no; io farei molto male a lasciarvi andare, ve lo dico schiettamente; e se smarriste la via? E se vi mancassero le forze a mezza strada? E se vi venisse male? Restate; seguite il mio consiglio; ve lo do pel vostro bene; se credessi che voi poteste partire senza pericolo, sarei io il primo a consigliarvi di partire; ma stanco e malato come siete, con questo tempo, a quest’ora, credetemelo, non vi conviene d’uscire. Restate qui con noi, via; fateci questo piacere; ve ne preghiamo pel vostro bene. —

Il soldato stette un momento sopra pensiero.

— No, no, — proruppe poi tutto ad un tratto; — non posso, mio buon signore; domattina per tempo bisogna ch’io sia col mio reggimento; lo posso ancora raggiungere; mi scusi, non posso, bisogna ch’io vada. —

E corse nella stanza d’ingresso; dietro a lui la famiglia co’ lumi. S’infilò il cappotto, si mise il cheppì, si allacciò il cinturino, si gettò in spalla lo zaino...; ma all’improvviso le ginocchia gli si piegarono sotto, lasciò cader lo zaino in terra e s’appoggiò alla parete.

— Vedete? vedete? — s’affrettarono a dire tutti gli altri; vedete che non vi sentite bene? che non siete ancora in grado di camminare? che avete bisogno di dormire? —