Pagina:De Amicis - La vita militare.djvu/483

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il più bel giorno della vita. 475

Ero una povera ragazza senza padre, senza madre, abbandonata da tutti; lavoravo per vivere e non avevo nemmeno tanta roba da coprirmi, e pativo il freddo, e qualche volta persino;... e vivevo così senza speranze, e passavo dei giorni e delle notti che mi prendeva quasi la disperazione.... E poi ecco che tutto cambia; incontro lui, Cesare, che mi vuol bene, mi protegge, va alla guerra, n’esce salvo, si ricorda di me, ritorna, mi dice che mi vuole sposare, fa venire i suoi parenti, mi conduce qui, e tutti mi fanno festa, e trovo un signore come lei che si piglia cura di mio fratello e parla in cotesto modo e mi fa vedere un avvenire così bello.... e poi tutto quel che vedo e che mi sento dire da tre giorni in qua.... Che cosa vuol che pensi io? Io non so.... Io non posso quasi credere.... È troppa felicità tutta in una volta.... Io non ho fatto niente per meritar tutto questo.... Io ero una povera ragazza.... Che cosa.... vuole.... che io le dica!

E scoppiò in pianto.

— Voglio che tu mi dica che sei la mia figliuola e nient’altro, ecco!

— Oh! è troppo! — esclamò Luisa con un accento di tenerezza inesprimibile, e si slanciò per baciar la mano al colonnello.

— Via! via! che fai, pazzerella? zitta, guarda, c’è gente. —

Luisa e Cesare si voltarono e videro quattro bersaglieri che venivano innanzi sul praticello; erano i primi invitati.

— Eccoli! — esclamò vivamente il colonnello alzandosi per andar loro incontro; — ah! mi sento fuggire vent’anni dall’ossa!

Luisa rimase nella stanza per rimettersi un po’ in calma, Cesare uscì col colonnello; i parenti e gli amici