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112 | had-el-garbìa |
Dalla Montagna Rossa si discese in un’altra bellissima valle, tutta coperta di fiori, che formavano come tanti tappeti di color lilla, roseo e bianco. Nessuna casa, nessuna tenda, nessuna creatura umana.
L’ambasciatore decise di fare una fermata: scendemmo da cavallo e sedemmo all’ombra d’un gruppo d’alberi; il convoglio dei bagagli seguitò la sua strada.
Intorno a noi, a pochi passi di distanza, stavano seduti i servi, ciascuno tenendo in mano le briglie d’un cavallo o d’una mula. I pittori tirarono fuori i loro album per fare qualche schizzo. Tempo perso! Appena uno di quegli scamiciati si vedeva guardato, o voltava le spalle o si nascondeva dietro un albero o si tirava il cappuccio sugli occhi. Tre, l’uno dopo l’altro, s’alzarono e se n’andarono brontolando a sedere cinquanta passi più lontano, tirando con sè i loro quadrupedi. Non volevano nemmeno che fossero copiati gli animali. Chi non ha visto il signor Biseo in quei momenti, non ha mai visto in faccia la Stizza. Cercò di farli star fermi pregandoli, canzonandoli, offrendo danaro. Fiato sprecato. Rispondevano facendo cenno di no colla mano, indicando il cielo e sorridendo furbescamente