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Pagina:De Amicis - Marocco.djvu/328

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318 fez


È venuta una comitiva di donne ebree a presentare non so che istanza all’Ambasciatore.

Nessuno potè sottrarre le mani alla pioggia dei loro baci.

Eran mogli, figliuole e parenti di due agiati negozianti: bellissime donne, di fulgidi occhi neri, di carnagione bianca, di labbra porporine, di mani piccolissime. Le due madri, già vecchie, non avevano un capello bianco, e brillava ancora nelle loro pupille tutto il fuoco della giovinezza. Avevano un vestimento pittoresco e splendido: un fazzoletto di seta di colori vivissimi, stretto intorno alla fronte; una zuavina di panno rosso, ornata di larghi e spessi galloni d’oro; un panciotto tutto dorato; una sottana corta e stretta, di panno verde, pure listata di galloni risplendenti; una cintura di seta rossa o azzurra intorno alla vita. Parevan tante principesse asiatiche, e questa pompa contrastava bizzarramente colle loro maniere servilmente ossequiose.

Parlavano tutte spagnuolo.

Soltanto dopo qualche minuto, ci accorgemmo che avevano i piedi nudi e le babbuccie gialle sotto il braccio.