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Pagina:De Amicis - Ricordi del 1870-71.djvu/101

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alla francia. 87

chiamavano colle grida e coi cenni per portarseli a casa a desinare: — On ne commence pas bien, dicevano con accento tra tenero ed allegro, on nous fait pleurer. — Appena usciti dalle loro caserme, domandavano ai popolani dove fossero le nostre: — I bersaglieri! Vogliamo vedere i bersaglieri! — E corsero incontro ai nostri soldati che già volavano verso di loro, e si abbracciarono. Essi sapevano poche parole d’italiano, ma si facevano intendere. Italie, Italie era il loro intercalare, il riempitivo dei loro discorsi, la loro parola d’ordine, e la dicevano colla voce commossa posandosi una mano sul petto, come si pronuncia il nome di una madre cara e sventurata. La sera essi passeggiavano a braccetto cogli operai, vecchi, donne e figliuoli insieme. Gli zuavi portavano i bambini; le manine bianche de ces petits Piémontais si appoggiavano sulle spalle atletiche di quei superbi soldati; e quando gli uni e gli altri si accomiatavano, vedevansi quelle tenere braccia infantili strette intorno a quei colli robusti e bruni, come ghirlande di fiori intorno a colonne di granito.

Noi gli abbiamo visti partire, gli abbiamo accompagnati alla stazione, abbiamo sentito battere il loro cuore sul nostro prima che andassero a presentarlo alle palle tedesche, abbiamo udito il loro ultimo grido affettuoso di «Viva l’Italia,» prima che andassero a gridare al nemico quello formidabile di «Viva la Francia;» e quando la loro voce non giungeva più fino a noi, vedevamo ancora agitarsi fuori delle finestre del convoglio le loro calotte rosse, le loro azzurre sciarpe, quei poveri fazzoletti turchini, che tanti di loro adoperarono poi invano per arrestare il sangue impetuoso nelle orrende ferite della mitraglia. Belli, prodi e generosi soldati!

.... E oggi, come allora, noi v’auguriamo la vittoria. La lotta sarà terribile. Vi sorrida o no la fortuna,