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le “immagini bianche.” 231

voi esclamerete allora lacerando lo scritto: — Mai! non foss’altro che per rispetto vostro, mai!

E quando, scrivendo con un’ispirazione serena ed onesta, vi tremolerà alla mente, or sì or no, un concetto alto e bello, e starete là immobili, intenti, coll’arco dell’intelletto teso, per colpirlo nel punto in cui vi balena; e dopo molto sforzo riuscirete a coglierne un raggio, e vi fallirà il vigore per prolungar la prova, e direte a voi stessi: — Basta, forse c’è già un’evidenza ch’io non ci scorgo, forse il lettore afferrerà il concetto intero alla prima; — (artificiose illusioni di artisti sfibrati) allora, forse, vedrete qualcosa agitarsi sul vostro capo, ed alzando gli occhi vi appariranno le due immagini bianche, su, molto in su, sorridenti e serene, le quali vi accenneranno: — Qui, bisogna salir fin qui, ancora uno sforzo, fino a noi! — E allora voi vi riporrete intorno al vostro concetto, lo afferrerete forse subito, forse lo avrete già afferrato.

Ah, voi, immagini bianche, non credete di poter tanto, voi, innocenti e modeste? E se vi dicessi che v’è qualcuno che, parlando con voi, sente e si rimprovera altamente e amaramente le lacune che ha nel capo; — che, uscendo da casa vostra, rinnova ogni giorno il proposito di mettersi a studiar molto, molte cose, ed in furia, per ridursi presto in grado di rispondere a tutte le vostre domande e soddisfare tutte le vostre curiosità; — che la sera tardi, forse mentre a voi, prese dal sonno, sfugge il libro di mano, egli apre i suoi, ne apre uno, lo smette, ne apre un altro, lo chiude, vorrebbe scorrerli tutti insieme, non lo può, s’inquieta e si rattrista, dicendo: — Dovevo studiar prima, — e si conforta: — Avrò tempo a studiar poi, — e si rallegra: — Mi faranno studiar loro!

Benedette le donne che fanno amare il lavoro!

Voi siete di queste, e avete diritto a un ringraziamento; e più che a un ringraziamento, a un augurio; e io ve lo faccio a mio modo.