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46 la battaglia di solferino e san martino.

mattina; aspetterà colle armi in pugno il momento propizio a ritentar la fortuna.

La divisione Fanti, rimasta fino alle 11 a San Paolo di Lonato, s’è mossa alla volta di Solferino, per ordine di Napoleone, a fine d’appoggiare l’assalto del 1º corpo.


È un’ora e mezzo. Napoleone ordina che si prosegua a dar dentro nel mezzo della fronte nemica. La brigata Maneque della guardia ributta gli Austriaci dalle alture della Casa del Monte. La divisione Bazaine, riordinata in furia, si getta alle spalle del 5º corpo, che si ritira verso Pozzolengo. La divisione Forey va oltre, in forma di sostegno, dietro la guardia imperiale. La divisione Ladmirault, decimata e sfinita, si riposa nel villaggio di Solferino.

In questo mezzo il maresciallo Mac-Mahon, congiunto alla guardia, si volge contro San Cassiano. Due batterie della guardia preparano l’assalto cannoneggiando con fierissima foga il villaggio. Il Mac-Mahon dà il segnale: una colonna di bersaglieri algerini si getta impetuosamente sulla sinistra, il 15º fanteria sulla destra, segue una zuffa breve, ma fiera, e San Cassiano viene in poter dei Francesi. Al di là di San Cassiano s’innalza il monte Fontana, erto e difficile, fatto a modo d’una scalinata d’alture, e tenuto da quattro reggimenti austriaci, preparati a forte difesa. Sul primo rialzo del monte sorge una specie di ridotto, da cui vien giù una pioggia di palle. Il Mac-Mahon comanda l’assalto: è cosa di pochi istanti: l’eco del grido — Viva l’Imperatore! — non è spento ancora, e già sul ridotto, coronato dall’artiglieria della guardia, sventola il vessillo degli Algerini.

Il Mac-Mahon s’arresta per dar tempo alla guardia imperiale di giungere sulla sua linea.

All’improvviso, gli Austriaci, come incitati da sovrumana forza alle spalle, levando altissime grida,