Pagina:De Amicis - Ricordi di Parigi, Treves, Milano 1879.djvu/304

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venti, affamati di vizio, e ci fanno ira di Dio, rabbiosi che non ci si possa fare di peggio, e quando si son vuotati la borsa e le ossa, tornano nei loro paesi e gridano: — Che lupanare! — Ah sì, tocca davvero alle altre grandi città d’Europa a gridare allo scandalo: le ipocrite! E poi «la leggerezza!» È vero; ma «i gravi pensieri» di altri popoli ci rammentano un po’ i pensieri di quel tal poeta tedesco, canzonato dall’Heine; quei pensieri celibi, che si fanno il caffè da sè e la barba da sè, e vanno a cogliere dei fiori pel proprio giorno onomastico nel giardino di Brandeburgo. E poi «la blague!» Ma se già si è appiccicata a noi, stranieri, nel soggiorno d’un mese, e ne portan via tutti un pochino, per il proprio consumo, quando tornano nelle loro patrie modeste! Ma s’ha ben altro da fare che difender Parigi mentre ci agitiamo fra le sue braccia. Il tempo vola, non vogliamo perderne un’ora, abbiamo mille cose da cercare, da studiare, da godere; ci piglia la furia di far entrar in ogni gior-