Pagina:De Amicis - Ricordi di Parigi, Treves, Milano 1879.djvu/308

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-sico, il muro nero, l’asfalto fangoso; e appena fuori del centro, quei sobborghi immensi e uniformi, quegli spazii interminabili che non sono nè città nè campagna, sparsi di casoni solitarii e tristi, e quei giardinetti da asilo infantile, e quei villaggi da palco scenico. Ed è questa la grande Parigi? Se un terremoto fa crollare tutte le vetrine e una pioggia ardente cancella tutte le dorature, che cosa ci resta? Dov’è la ricchezza di Genova, la bellezza di Firenze, la grazia di Venezia, la maestà di Roma? Vi piace davvero quella vanagloriosa parodia di S. Pietro che è il Panteon, o quel tempiaccio greco-romano della Borsa, o quell’enorme e splendida caserma di cavalleria delle Tuileries, e la decorazione da Opéra comique della piazza della Concordia, e le facciate dei teatrini rococò, e le torri in forma di clarini giganteschi, e le cupole fatte sul modello del berretto dei jokey? E questa è la città che «riassume» Atene, Roma, Tiro, Ninive e Babilonia? Gomorra e Sodoma, sì, davvero. E

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