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Prado si può appena camminare; i giardini sono affollati di migliaia di ragazzi; suonan le musiche dei teatri diurni; in ogni parte si sente un mormorío di fontane, un fruscío di vesti, un gridío di bambini, uno scalpitío di cavalli; non v’è solo il movimento, e la gaiezza d’una passeggiata; v’è il lusso, lo strepito, il turbinío, l’allegrezza febbrile d’una festa. La città, in quell’ore, è deserta. Sull’imbrunire, tutta quell’immensa folla si riversa nella gran strada Alcalà, e allora dalla fontana di Cibele fino alla Puerta del Sol non si vede che un mare di teste, solcate da una fila di carrozze a perdita d’occhio.
Come per le passeggiate, così in fatto di teatri e di spettacoli, Madrid è, senza dubbio, una delle prime città del mondo. Oltre il gran teatro dell’Opera, che è vastissimo e ricchissimo; oltre il teatro della Commedia, il teatro della Zarzuela, il Circo di Madrid, che son tutti teatri di prim’ordine, per ampiezza, eleganza, e concorso di gente; v’è una corona di teatri minori per le compagnie drammatiche, per le compagnie equestri, per le accademie musicali, per i vaudevilles, teatri a sala, a palchi, a gallerie, grandi e piccini, signorili e plebei, per tutte le borse, per tutti i gusti e per tutte le ore della notte; e non ce n’è uno fra tanti che non sia ogni sera affollato. Poi v’è il Circo dei Galli, il Circo dei Tori, i balli popolari, i giochi; qualche giorno vi sono fino a venti spettacoli diversi, a cominciar da mezzodì fino a poco prima dell’alba. Lo spettacolo dell’Opera, per il quale il popolo spagnuolo è appas-