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toledo. 273


delitto, passai alla sua sinistra, gli offersi un sigaro, gli dissi che Toledo valeva due Rome, gli feci mille finezze. Finalmente arrivammo a San Juan de los Reyes.

È una chiesa che pare un palazzo reale. La parte più alta è coperta da una terrazza circondata d'un parapetto traforato e scolpito, sul quale si innalza una corona di statue di re; e nel mezzo sorge una bella cupola esagonata che completa con bella armonia l'edifizio. Dai muri pendono lunghe catene di ferro che furon tolte ai prigionieri cristiani dopo la conquista di Granata, e che insieme al color fosco della pietra, danno alla chiesa un aspetto severo e pittoresco. Entrammo, attraversammo due o tre grandi stanze nude e senza pavimento, ingombre di mucchi di terra e di rottami, salimmo una scala, e riuscimmo sur un'alta tribuna dentro la chiesa, che è uno dei più belli e nobili monumenti dell'arte gotica. È una sola grande navata, divisa in quattro vòlte, i cui archi s'incrociano sotto ricchi rosoni. I pilastri sono coperti di ghirlande e di rabeschi; i muri, ornati d'una profusione di bassorilievi, con enormi scudi dalle armi di Castiglia e d'Aragona, aquile, chimere, animali araldici, fogliami, iscrizioni emblematiche; la tribuna, traforata e scolpita con ricca eleganza, gira tutto intorno; il coro è sostenuto da un arco arditissimo; il colore della pietra è grigio chiaro, e ogni cosa è ammirabilmente finito ed intatto, come se la chiesa fosse stata fabbricata pochi anni prima, invece che sul finire del secolo decimoquinto.


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