Pagina:De Amicis - Spagna, Barbera, Firenze, 1873.djvu/287

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toledo. 281


con lui per la Francia, dove fu acclamata imperatrice."

"E la testa del moro?"

"Lei ha voglia di ridere; ma son fatti sacrosanti. Vede laggiù, nel punto più alto della città, quell'edifizio antico? È la chiesa di San Ginés. E sa che cosa c'è dentro? Dentro c'è nientemeno che la porta d'un sotterraneo che si stende fino a tre leghe fuori di Toledo. Lei non lo crede: sentirà. Nel luogo dove sorge ora la chiesa di San Ginés, v'era una volta, prima che gli Arabi invadessero la Spagna, un palazzo incantato. Nessun re aveva mai avuto il coraggio d'entrarvi; e quelli che forse si sarebbero sentiti da tanto, non ci erano entrati, perchè, giusta la tradizione, il primo che avesse oltrepassato quelle soglie, sarebbe stato la perdizione della Spagna. Finalmente il re Rodrigo, prima di partire per la battaglia di Guadalete, sperando di trovar là dentro dei tesori che gli fornissero il modo di combattere l'invasione degli Arabi, fece rovesciar le porte, e preceduto dai suoi guerrieri che gli rischiaravan la via, entrò. A gran fatica riparando le fiaccole dal vento furioso che tirava per gli anditi sotterranei, arrivarono in una stanza misteriosa, nella quale videro un cofano, sul quale stava scritto: — Chi mi aprirà, vedrà meraviglie. — Il Re ordinò che lo si aprisse; con incredibili sforzi si riuscì ad aprirlo; ma invece dell'oro e dei diamanti, non vi si trovò che una tela rotolata, sulla quale eran dipinti degli arabi armati, con sotto questa iscrizione: — La Spa-