Pagina:De Amicis - Spagna, Barbera, Firenze, 1873.djvu/309

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cordova. 303


finestre del soffitto, scende un pallido raggio di luce che rischiara una fila di colonne; là v'è un tratto oscuro; più oltre scende un altro raggio che rischiara un'altra navata. È impossibile esprimere il sentimento di mistica meraviglia che vi si desta nell'animo a quello spettacolo. È come la rivelazione improvvisa d'una religione, d'una natura e d'una vita ignota, che vi rapisce la fantasia tra le delizie di quel paradiso pieno d'amore e di voluttà, dove i beati, seduti all'ombra dei platani frondosi e dei roseti senza spine, libano nei vasi di cristallo i vini scintillanti come perle, mesciuti da fanciulli immortali, e riposano nell'amplesso delle amabili vergini dai grandi occhi neri! Tutte le immagini dell'eterno piacere che il Corano promette ai fedeli, vi si presentano in folla alla mente, alla prima vista della moschea, vive, ardenti, scintillanti, e vi danno una momentanea ebbrezza dolcissima, che vi lascia nel cuore una non so qual molle malinconia! Un breve tumulto nella mente, e una rapida scintilla che percorre le vene, tale è la prima sensazione che si prova all'entrare nella cattedrale di Cordova.

Cominciammo a girare di navata in navata, osservando ogni cosa minutamente. Quanta varietà in quell'edifizio che sembra a primo aspetto uniforme! Le proporzioni delle colonne, i disegni dei capitelli, le forme degli archi cangiano, si può dire, ad ogni passo. Delle colonne, la maggior parte sono antiche, e furon tolte dagli Arabi alla Spagna del Norte, alla Gallia, all'Affrica romana; e qualcuna è fama