Pagina:De Amicis - Spagna, Barbera, Firenze, 1873.djvu/425

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granata. 419


a guisa di pilastrini, su cui si incurvano dei piccoli archi di graziosissima forma, i quali meglio che appoggiati, sembran sospesi sulle colonne, a modo di cortine, che sorreggano le colonne stesse come nastri e ghirlande spenzolanti. Dal mezzo dei due lati più corti, si avanzano due gruppi di colonne che formano due specie di tempietti quadrati, di nove archi ciascuno, sormontati da una cupoletta multicolore. I muri di questi tempietti e quello esterno del portico sono una vera trina di stucco, ricamati, orlati, ritagliati, traforati da una parte all'altra, e trasparenti come un lavoro a maglia e cangianti di disegno a ogni passo; qui rabescati a fiori, là a stelle, più oltre a scudi, a scacchiere, a figure poligonali ripiene di minutissimi ornati; dove terminati in dentelli, in crespe, in festoni, dove in nastri ondeggianti intorno agli archi, in specie di stallattiti, di frangie, di ciondoli, di fiocchi, che par che debban oscillare e scompigliarsi al più leggero movimento dell'aria. Larghe iscrizioni arabe ricorrono lungo i quattro muri, sopra gli archi, intorno ai capitelli, sulle pareti dei tempietti. In mezzo al cortile s'alza una gran vasca di marmo sostenuta da dodici leoni, e circondata da un canaletto lastricato, in cui metton capo altri quattro piccoli canali, i quali descrivendo una croce fra i quattro lati del cortile, attraversano il portico, entrano nelle sale circostanti e si congiungono ad altri condotti d'acqua che girano per tutto l'edifizio. Dietro ai due tempietti, e nel mezzo degli altri due lati, s'aprono sale e fughe di sale, con grandi porte aperte, che