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Pagina:De Amicis - Spagna, Barbera, Firenze, 1873.djvu/444

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438 granata.


Spagna perchè non va a mangiare come un uomo in Italia?"

Qui il povero artista si trovò un po’ impacciato; ed io per levarlo d’impaccio gli offersi un sigaro, che accettò ed accese senza far parola. E non fu il solo italiano in Spagna, che mi parlasse in quei termini del paese e degli abitanti, negando persino la serenità del cielo e la grazia delle andaluse. Io non so che gusto ci sia a viaggiare in quella maniera, col cuore chiuso ad ogni sentimento benevolo, e continuamente intesi a censurare e a vilipendere, come se ogni cosa buona e bella che si trova in un paese straniero, fosse stata rubata al nostro, e noi non ci potessimo vantare di valer qualcosa se non colla condizione che tutti gli altri non valgano nulla. La gente che viaggia con siffatta disposizione d’animo, mi fa più che stizza, pietà, perchè si priva volontariamente di molti piaceri e di molti conforti. Così mi pare almeno a giudicar gli altri da me, poichè dovunque io vada, il primo sentimento che m’inspiran le cose e la gente è un sentimento di simpatia; un desiderio di non trovar nulla che mi costringa a censurare; un bisogno di abbellire ai miei stessi occhi le cose belle, di nascondermi le spiacevoli, di scusare i difetti, di poter dire schiettamente a me stesso ed agli altri che sono contento di tutti e di tutto. E per raggiunger questo fine non ho da fare alcun sforzo; ogni cosa mi si presenta quasi spontaneamente sotto il suo aspetto più gradevole; e la mia immaginazione colora benignamente gli altri aspetti di un leggero