Pagina:De Amicis - Spagna, Barbera, Firenze, 1873.djvu/447

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granata. 441


tate reggie aeree, quei nidi splendidi e odorosi d'amore e di delizia, sono scomparsi, e appena qualche mucchio di macerie o qualche breve tratto di muro

«Ne fa fede e ricordo al passeggiero.»

Ma quelle rovine che desterebbero altrove un sentimento di malinconia, non lo destano dinanzi allo spettacolo di quella bellissima natura, al cui incanto non pare che abbian mai potuto aggiungere nulla le più meravigliose opere dell'uomo.


Rientrando in città, mi fermai a una estremità della Carrera del Darro, dinanzi a una casa riccamente adornata di bassorilievi che rappresentano scudi araldici, armature, cherubini e leoni, con un piccolo terrazzino sull'angolo, sopra 'l quale, parte sur un muro, parte sull'altro, lessi la seguente misteriosa iscrizione, in grandi caratteri di stampa:

Esperando la del cielo,


che significa, tradotto letteralmente: — Aspettando quella del cielo. — Curioso di sapere il senso riposto di quelle parole, le notai per interrogarne il dotto padre del mio amico, il quale me ne diede due spiegazioni, l'una pressochè sicura, ma poco romantica; l'altra romantica, ma molto dubbiosa. La quale è questa. La casa apparteneva a Don Fernando di Zafra, segretario dei Re Cattolici, che aveva una bellissima figliuola. Un giovine idalgo, di famiglia nemica o inferiore di nobiltà alla famiglia dei Zafra,