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156 sull'oceano


di cambio mi comparve accanto, come una larva. — Stia a vedere — mi disse — una bell’operazione di strategia di bordo. Lei che scrive deve osservar queste cose. Il toscano s’è ritirato dal combattimento. Il tenore sta in riserva. La signora eseguisce una finta manovra in faccia al nemico. Oh perdio! Me l’han fatta ieri; non me la faranno più oggi. — In fatti la signora faceva mille moine al marito, gl’infilava il braccio sotto il braccio, gli parlava nell’orecchio, pareva che gli domandasse delle spiegazioni intorno al solcometro, lì la faccia del capelluto professore era maravigliosa: rivelava un intero sistema di filosofia, che doveva essere antico in lui: egli socchiudeva gli occhi, come un gatto che s’appisola, e torceva tutto il viso da una parte, mostrando la punta della lingua, con una smorfia indicibilmente lepida; la quale però lasciava trapelare una certa intenzione astuta di canzonatura, come se in cuor suo egli ridesse di lei, di sé, dell’altro, degli altri, del mondo intero. Intanto il tenore era scomparso. E la signora si passava una mano sugli occhi e copriva col ventaglio dei piccoli sbadigli poco spontanei, come per mostrare che aveva voglia d’andar a dormire — Attenti! — disse l’agente. — Ora vien la mossa decisiva