Pagina:De Cesare - Roma e lo Stato del Papa I.djvu/16

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anzi, mondiale, per la doppia qualità del Sovrano, che, venendo a un po’ per volta spodestato dei suoi dominii temporali, rimaneva nella sua capitale religiosa, con la sua corte e i dicasteri, e che nessuno desiderava espulso, anzi tutti eran d’accordo nel volerlo in Roma stessa, garantito e onorato da armi e leggi italiane, a capo della cattolicità. Lo Stato finiva sotto il pontificato dell’uomo più sentimentale e più impulsivo, che abbia avuto la Chiesa, e dopo che questo Papa aveva adoperato, per sorreggerlo, tutte le armi, spirituali e temporali, niuna esclusa; nè mancò di coraggio la sua resistenza fino all’ultimo. Il potere temporale morì, perchè da un pezzo la necessità sua era esulata dalla coscienza dei cattolici, persuasi che, sciolte dal potere politico, la indipendenza del Pontefice e la libertà della Chiesa sarebbero meglio garantite.

Vengono alla luce molti fatti e documenti nuovi, che non si riferiscono solo allo Stato del Papa, ma alla politica italiana. Sono rivelazioni, che, dopo tanti anni, possono farsi senza indiscrezione; che lumeggiano alcuni punti essenziali della nostra storia civile, e correggono non pochi errori. Ho forse lasciata larga parte all’aneddoto, ch’è tentatore. Ma pur ritenendo che esso illustri e ravvivi i fatti, e umanizzi meglio le persone, e molte volte sia anch’esso un documento, riconosco che non bisogna abusarne, per non far degenerare la storia in