Pagina:De Cesare - Roma e lo Stato del Papa I.djvu/216

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198 capitolo xi.


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Alle cause già esposte, bisogna aggiungere quella, che dette il crollo alla bilancia. La società spagnola, concessionaria della Roma-Civitavecchia e della Roma-Bologna, aveva proposto ai signori Giulio Mirés e c.i, direttori della Cassa generale delle strade ferrate in Francia, di assumere la formazione del capitale necessario alla grande impresa, calcolato in lire 175 milioni, dei quali, 140 per la costruzione e l’armamento. Aveva stipulato per questo un contratto à forfait col conte De Quinto, il quale, mercè lauta provvigione, si assumeva l’incarico di costruire ed armare le due linee a quel prezzo, che rappresentava 233 mila lire al chilometro, tutto compreso. Il conte De Quinto non era nè un pubblico assuntore di lavori, nè un banchiere, e solo suo titolo era quello di far parte della corte della regina Maria Cristina, avendone tolto in moglie la dama d’onore, che molti conobbero in Roma, e di godere la fiducia del Rianzarés. Gli altri trentacinque milioni eran destinati a corrispondere gl’interessi agli azionisti durante i lavori, a pagare un premio di quattro milioni e mezzo ai concessionari ed al De Quinto, e una commissione di banco in ragione del 5 %, sull’intero capitale «per le spese d’ogni sorta, e i pagamenti da farsi ai banchieri, per l’intervento da essì prestato allo scopo di ottenere il capitale». Era quest’ultimo un premio riserbato in gran parte ai Mirés, e rappresentava esso solo circa otto milioni. La somma per gl’interessi agli azionisti essendo calcolata a poco più di dieciannove milioni, il rimanente rappresentava mediazioni, pourboires o sbruffi in varie forme, confessabili e inconfessabili, che concessionari e banchieri assegnavano a sè stessi!

Per effetto di questi due contratti, il capitale sociale venne dunque fissato in 175 milioni di lire, da ripartire in 170 mila azioni, di 500 lire ciascuna, ed in 90 milioni d’obbligazioni da emettersi, le une e le altre, a piacimento dei signori Mirés. Le prime, che costituivano il capitale accomandatario della società, furono emesse nell’aprile del 1857, e trovarono discreto collocamento, assorbendo gran parte dei piccoli risparmi di Parigi, e in particolare dei portieri e lavandaie. La società aveva ac-