Pagina:De Cesare - Roma e lo Stato del Papa I.djvu/217

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le strade ferrate 199

creditati i suoi titoli, battezzandoli per azioni des chemins de fer de Saint Pierre. A Roma la sottoscrizione fu scarsa. Si erano garantite fra consiglieri di amministrazione, banchieri e banca romana, 40 mila azioni, ma, nell’atto pratico, non si raggiunsero le dieci mila, tenendo conto anche di quelle della Pio-Latina. Benchè azioni ed obbligazioni fossero quotate alla borsa di Roma, non allettavano alcuno. Il maggior sottoscrittore per la Pio-Latina era stato Alessandro Torlonia per lire trenta mila: una miseria! E dopo di lui, l’avvocato Pulieri, l’amico di Camillo Iacobini, per dieci azioni; il Tonetti, grosso negoziante di lane e legname, per dodici; il Marchionni, agente di cambio, per 27; il Ferri, ricco mercante di campagna, per sei e Carlo Valenziani, membro dell’ufficio legale, per due. Il Torlonia, alla sua volta, minacciava lite alla Pio-Centrale che, nella costruzione della Roma-Civitavecchia, gli aveva occupato un po’ di terreno, nella tenuta della Chiesuola. I romani, dunque, non avevano dato e non potevano dare aiuti finanziari, e solo si studiarono di cavare dalle ferrovie beneficii spiccioli, d’impieghi, di forniture e di biglietti gratuiti. Il numero delle domande d’impiego non si contava; tutte le arti erano poste in moto, singolarmente quelle della diplomazia, del sacro collegio e del sesso gentile. Quelli poi, che facevan carnevale, erano gli appaltatori, non per costruire direttamente e contentarsi di equi ed.onesti guadagni, ma per ricedere gli appalti, e a qualunque costo, e a qualunque mezzo guadagnare somme vistose. Anche i posti di consigliere di amministrazione furono molto ambiti, perchè, oltre alla retribuzione, che vi era annessa, davano diritto alla circolazione gratuita sulle linee, erano fonte di favori e d’influenze, e non richiedevano alcuna cura. Il Consiglio di amministrazione della società aveva sede a Parigi, e i consiglieri romani non erano obbligati neppur di andarvi, potendosi far rappresentare per procura. Difatti il Manzi aveva per mandatario Tiberio Borgia; il Del Drago aveva il signor De Grimaldi, e Filippo Antonelli, il signor Nyon.


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La somma raccolta dalla prima emissione fu di 25 milioni, appena bastevoli a coprire le spese urgenti, e a pagare i vari premi di mediazioni, simonie, e sbruffi convenuti. La società