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224 capitolo xii.

D’Agoult, che nasceva viscontessa di Flavigny: Blondina, moglie di Emilio Ollivier, e Cosima, che prima fu moglie del maestro Hans de Bulow, e poi divorziò per sposare Riccardo Wagner. Nei due saloni di casa Caetani e di casa Rospigliosi, Liszt era accolto con riguardi, ma senza entusiasmo. La sua aria da poseur, e da conquistatore gli alienava le maggiori simpatie. Nessuno osava pregarlo che suonasse; anzi Onorato Caetani, quando lo vedeva entrare nel salone, si affrettava a chiudere il pianoforte. In casa Rospigliosi si mostrava meno stitico, ma, nonostante tutto, la sua conversazione era piena d’interesse. Egli aveva conosciuto gli uomini più eminenti d’Europa, nè sempre taceva delle sue fortune amorose, anzi lasciava confermare la voce, che fosse stato anche l’amante di quella signorina Duplessis, che Alessandro Dumas figlio immortalò nella Signora dalle Camelie, e il Verdi nella Traviata, e che avesse passato con lei una stagione a Compiègne. In abito da ecclesiastico egli seguitò, anche dopo il 1870, a frequentare la principessa polacca, nella quale gli anni e i disinganni non avevano diminuita l’esaltazione per lui, che, divenendo vecchio, si era malamente ingrassato, inghiottiva con difficoltà, e soffriva di stomaco.


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Interessante è il volume, che la principessa Maria Hohenlohe ha dedicato al Liszt, e che comprende il carteggio di lui con la principessa di Wittgenstein nei primi tredici anni della loro relazione amorosa, e che ho innanzi ricordato. Nella prefazione è detto, che, poichè la città di Weimar non ha ancora innalzato un monumento a Liszt, la principessa ha voluto innalzargliene uno, pubblicando il carteggio intimo di lui, con la madre. E come non bastasse questo volume, n’è venuto fuori di recente un altro sullo stesso argomento, scritto dalla signorina Adelheid von Schorn, dal titolo: Franz Liszt et la princesse de Willgenstein, tradotto dal tedesco dal signor De-Sampigny, e pubblicato a Parigi1. La von Schorn fu l’affettuosa confidente, negli ultimi anni, dell’uno e dell’altra, che la chiamavano nôtre

  1. Dujarric et C., editeurs, 1905.