Pagina:De Cesare - Roma e lo Stato del Papa I.djvu/268

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250 capitolo xiii.

Folicaldi. Pareva che quel rapporto non avesse altro scopo, che di dare al Walewski un’arma ufficiale per difendere il governo pontificio dagli attacchi, sempre crescenti, dei suoi avversari. Il. De Rayneval aveva talento, ma indole subdola. Nello stesso rapporto moveva al governo pontificio alcune accuse, e lo descriveva mirabilmente così: «il governo del Papa è un governo di romani, che operano alla romana. Esso è diffidente, meticoloso, esitante, teme la responsabilità; è inclinato piuttosto ad esaminare che a decidere. Ama le tergiversazioni e gli accomodamenti. Manca di energia, di attività, d’iniziativa e di fermezza, com’è il caso della nazione stessa».

Il De Rayneval voleva dimostrare, dunque, che, data la natura del governo, non era possibile trovar rimedi concludenti e duraturi, e che Pio IX era pieno di ardore per le riforme, e per soddisfare ai bisogni più urgenti delle popolazioni, concedendo ferrovie, telegrafi e illuminazioni a gaz; e portava un giudizio tutt’altro che benevolo sugl’italiani in genere, e sui romani in ispecie, e sui liberali addirittura ostile, al solito non distinguendo, anzi, per ignoranza e malignità insieme, facendo di ogni erba un fascio.

Importava a Cavour avere il testo di quel rapporto, e ne interessò il Migliorati, ch’era in buone relazioni personali coll’ambasciatore di Francia. Questi, forse per un sentimento di leggerezza, o di vanità, dette a leggere al ministro sardo il documento, benchè in esso non si manifestasse giudizio troppo benevolo circa l’azione della Sardegna e dell’Inghilterra, ostile al governo pontificio, come si era rivelata al Congresso di Parigi. Il Migliorati si affrettò a inviarne copia a Cavour, il quale, senza pensarci due volte, lo fece pubblicare dal Daily News del 18 marzo 1857. L’effetto ne fu grande in tutta Europa; si disse anche che l’Imperatore, il quale nulla sapeva di quel rapporto, leggendolo nel giornale inglese, dicesse al Walewski: est-ce qu’en dit de M. de Rayneval, je connais l’Italie mieux que lui. E non bastò. Un’altra copia del rapporto servi ai liberali romani per confutarlo. La confutazione fu scritta e sottoscritta dal giovane Cesare Leonardi, e inviata audacemente all’ambasciatore, che mostrò di non averla ricevuta. Ma una confutazione completa venne fatta dal Minghetti, in un opuscolo in lingua francese,