Pagina:De Cesare - Roma e lo Stato del Papa I.djvu/292

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274 capitolo xiv.

posito ostinato di chiudere gli occhi sulle cose più evidenti, neppure una superficiale visione della realtà parve ch’egli avesse, circa le condizioni politiche ed economiche delle provincie visitate, e i pericoli di una insurrezione generale, qualora l’Austria ne ritirasse le truppe. Alla lettera del 23 giugno, della quale si è parlato, seguì un’altra del 29 luglio, appena dopo il ritorno da Ravenna, scritta al fratello medesimo, e che può considerarsi l’epilogo fallace del viaggio. Diceva così:

Carissimo fratello,

Dite benissimo che le escursioni sono finite. A Ravenna, Lugo, tutto è proceduto, non bene, ma benissimo. Come a Bologna, anche a Ravenna ho tenuto lungo colloquio colle rispettive magistrature. Niuna ha domandato cose che non avessero tutto il dritto di domandare. Io avendo accettato le domande, mi sono riservato solo di vedere se le forze erariali possono giungere a sopperire alle spese, che finora in tutto lo Stato ammonterebbero & un milione e mezzo e forse più.

Dio benedica voi e tutti.

Bologna, 29 luglio 1857.

Pius P. P. IX.


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Mentre il Papa riconosceva, o meglio s’illudeva che nessuna magistratura delle città visitate gli avesse chiesto cose ingiuste, o espresso desiderii di riforme politiche, ignorava, o mostrava d’ignorare, che dal suo governo era stato vietato che si riunissero i Consigli municipali, e che i gonfalonieri e i magistrati accettassero gl’indirizzi, dei cittadini accennanti a riforme, anzi li respingessero violentemente, com’era avvenuto a Ravenna all’indirizzo presentato dal conte Gioacchino Rasponi. E dove per ignoranza, o in buona fede, il divieto fu infranto, come avvenne in Roma, gl’indirizzi restarono lettera morta, o provocarono provvedimenti di rigore contro quelli, che se ne resero promotori. Nel terzo volume della sua opera, il Silvagni ricorda il coraggioso affaticarsi dei liberali romani durante l’assenza del Papa, per ottenere nel campo amministrativo quei rinnovamenti, di cui la coscienza pubblica era ormai impaziente. Un indirizzo era stato scritto dall’ingegnere Leonardi, diretto al municipio, e che venne coperto da numerose firme di ogni