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ratto del fanciullo mortara -— gli ebrei a roma 289

aveva svelato il segreto alla serva coinquilina Regina Bussolari in circostanza di esserne stata consigliata a battezzare altro figlio dei Mortara di nome Aristide, caduto gravemente infermo.

Aggiunse la Morisi che poco dopo la sua partenza dai Mortara, passata a servire i coniugi Santandrea in via S. Mamolo, il P. Inquisitore Feletti l’aveva fatta chiamare al S. Uffizio, dove, sottoposta ad esame con giuramento di silenzio sulla materia dell’interrogatorio, aveva dovuto palesare il battesimo conferito al fanciullo Edgardo, e siccome a nessun altro fuori della Bussolari ne aveva tenuto parola, concluse che soltanto da quella erasi riportata la cosa al S. Uffizio.

L’essere stata smentita la Morisi dalla deposizione del Lepori e della Bussolari, che rispettivamente impugnarono l’uno di averla istigata ed istruita a dare quel battesimo, l’altra di averne avuta la confidenza.

L’essere d’altronde smentita l’assertiva della Morisi, poichè intese in esame le persone che avvicinarono il fanciullo nell’epoca del dedotto battesimo, non escluso il chirurgo curante signor dottor Saragoni, attestano che la malattia di lui non fu una sineca, ma una semplice febbre verminosa senza pericolo, ed il dottor Saragoni, nel dichiararla tale, afferma di avere rassicurato sulla vita del fanciullo i genitori, i parenti ed i domestici di casa: d’onde la inverosimiglianza delle funeste apprensioni dei genitori, e lo spavento della Morisi, che la spinse al preteso conferimento del battesimo.

Tuttavia gli Ebrei De Angeli e Padovani, che poco dopo il ratto del fanciullo, per incarico del padre, vollero verificare dalla bocca della Morisi se, come avevano presentito, avesse in realtà battezzato il fanciullo, alla conferma avutane dichiarano di essersi persuasi alle di lei parole, ed al di lei pianto.

Anche la testimone Elena Santandrea, che all’epoca del dedotto battesimo e della malattia del fanciullo Mortara combinò per istrada la Morisi, e ne ebbe la seguente domanda — Mi hanno detto che a battezzare un fanciullo Ebreo in punto di morte si va in Paradiso e si acquista indulgenza —, all’udire il sequestro del fanciullo per motivo di battesimo, dimostrò in esame la opinione che realmente fosse stato da colei battezzato.

Dal certificato del ruolo di popolazione si rileva che Edgardo Mortara nacque nel 27 agosto 1851 in Bologna. Dalla fede poi della Morisi emerge che avesse la luce nel di 28 novembre 1833, laonde all’epoca dell’asserto battesimo aveva quasi compiti i diciannove anni.

Ispezionati i registri del dottor Saragoni sulle visite ai clienti, risulta che il fanciullo Mortara patì la suesposta infermità nel periodo dal 31 agosto 1852 al 12 settembre successivo.

L’essere eccezionabile la deposizione della Morisi fatta nel Sant’uffizio come che emerse dopo sei anni ed in epoca in cui aveva lasciato il servizio dei Mortara.

Il soffrire pur anco la medesima altra eccezione perchè oltre i rimarcati mendaci della Morisi nell’esame giudiziale, si ha in atti che essa in casa Mortara ed altrove fu serva impudica ed infedele; e fu anche spergiura divulgando con le sorelle, come confessa, ciò che il Sant’uffizio le aveva con giuramento imposto di tacere.