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teatri, giornali e strenne 301

conto dell’impresario Vincenzo Iacovacci esisteva una specie di leggenda. Se egli, in tanti anni d’imprese teatrali, non lasciò fortuna, le vicende della sua vita d’impresario furono tante da formare un volume. Buon suddito del Papa e buon cristiano, gli era anche di tornaconto poter disporre della polizia per tenere a segno la sua gente, e soprattutto il corpo di ballo, e domare i capricci di cantanti e ballerine. Egli stesso aveva esperimentato i rigori della polizia, quando nel 1841, avendo venduto, per la prima rappresentazione dell’Adelaide del Donizetti, un numero di biglietti al di là della capacità del teatro, fu arrestato, e sequestrata la cassa degl’introiti. Quella stessa sera vi fu gran rumore in teatro, perchè il principe Antonio Santacroce dette uno schiaffo ad Angelo Mariscotti, «per alcune espressioni ingiuriose, che questi proferiva ad alta voce contro i deputati degli spettacoli, uno dei quali era il duca di Corchiano, padre del primo». Così narra Agostino Chigi nel suo Diario, pubblicato di recente da Cesare Fraschetti1. Il Santacroce andò in prigione, e vi stette tredici giorni, e ne uscì in seguito a scuse fatte al Mariscotti, in casa dell’ambasciatore di Francia. Il Iacovacci tornò in libertà il giorno dopo, pagando una multa di cento scudi. Morì vecchio; e a breve distanza, il teatro, che fu il suo regno per mezzo secolo, venne demolito.

Ma sia detto a suo onore, le rappresentazioni promesse nel cartello di appalto egli le manteneva. Quando il Tevere inondava le vie di accesso al teatro, egli era pronto ad ordinare i ponti mobili, che il municipio teneva a sua disposizione; e attendeva al comico salvataggio, dando ordini con la sua voce chioccia e lamentosa. Scaltro, come tutti gl’impresari, non si macchiò di nessuna birberia. L’apertura dell’Apollo era senza dubbio il maggior avvenimento mondano della società di quel tempo: sfarzose le acconciature, e gran lusso di gioielli, da parte delle signore dell’aristocrazia, e del «generone», ma con differenza di gusto. Monsignor governatore occupava il palco di fronte, e il Matteucci non vi mancò mai.


  1. Diario del principe don Agostino Chigi dal 1830 al 1855, preceduto da un saggio di curiosità storiche, raccolte da Cesare Fraschetti. Parte I. Tolentino, Stab. tip. Filelfo, 1906.