Pagina:De Cesare - Roma e lo Stato del Papa I.djvu/320

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302 capitolo xvi.

I gendarmi e i vigili, in alta tenuta, facevano il servizio interno. Dopo il primo atto, si aprivano le porte dei palchi, della seconda e terza fila, e si servivano i sorbetti, da camerieri correttamente vestiti. La prima fila era quasi interamente occupata dalle barcaccie; quella di proscenio si appellava la fossa dei leoni, e vi si vedevano i giovani eleganti del tempo, detti anche «gl’irresistibili», l’Origo, il Calabrini, il Bentivoglio, il Troili, Onorato Caetani, sulla cui fronte spiccava il ciuffo bianco tra una selva di capelli castani. Presidente di quella barcaccia era il duca Giulio Lante della Rovere, già ufficiale di Napoleone primo, e felice di mostrare il nastro della Legion d’onore, conferitagli dal grande imperatore. Un’altra barcaccia, detta la bagnarola di Susanna, occupava due palchi, ed aveva per capo il duca Mario Massimo. Frequentata da nobili, n’erano i più assidui il principe Santacroce, il principe Altieri, il bibliomane Baldassare Boncompagni, il principe Giovanni Ruspoli, e qualche fortunato ricco borghese, come Valerio Trocchi di Aquila, l’aimable Trocchi, nonchè il marchese Migliorati, e poi con maggiore frequenza il conte della Minerva, e don Giacomo De Martino, buoni amici, nelle apparenze. Una terza barcaccia apparteneva ai più doviziosi mercanti di campagna e la frequentavano, fra gli altri, Luigi Silvestrelli, Pietro de Angelis, Luigi Mastricola, Vincenzo Tittoni e Felice Ferri. Delle altre di minor conto è superfluo far menzione. Il secondo ordine rappresentava la high-life dell’aristocrazia e diplomazia; il terzo ordine, la vistosa borghesia, o generone; e il quart’ordine l’impiegatume laico dei ministeri, del municipio e delle congregazioni ecclesiastiche. Ai preti era proibito andare a teatro, ma vi andavano in borghese, e occupavano l’ultimo ordine. La gerarchia sociale si affermava, come si vede, anche negli spettacoli all’Apollo, nè era neppure da sospettare che l’impresario Iacovacci commettesse un’infrazione negli abbonamenti dei palchi di prima e seconda classe.


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Negli ultimi otto giorni del carnevale erano permessi quattro veglioni: due all’Apollo, e due all’Argentina. Il primo aveva luogo la sera di giovedì grasso, e cominciava alle otto e finiva