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56 capitolo iv.

Alessandro Pisoni e Candido Tosi. Senatore fu nominato il vecchio principe Urbano del Drago Biscia; e conservatori, per la prima metà, Altieri, Borghese, Colonna e Guglielmi; per la seconda metà, Albertazzi, Pulieri, Tenerani e Vescovali. E perchè nel corpo municipale, tutto formato di laici, non mancasse una rappresentanza, anche minuscola, del clero, furono nominati deputati presso il consiglio il canonico don Tommaso Liberati per il clero secolare, e don Camillo Guardi, parroco dei Santi Vincenzo e Anastasio, per il clero regolare. Luigi Vannutelli, di un altro ramo della famiglia dei presenti cardinali, fu nominato segretario generale. Il principe Del Drago era il più anziano fra i consiglieri nobili, e molti si meravigliarono che egli, quasi ottantenne, e senza notevoli precedenti, fosse chiamato a quella carica, la quale, benchè decorativa, era la prima del laicato. Al cardinale Antonelli conveniva che a quel posto fosse un vecchio senza volontà, e malato per giunta. Il Del Drago, la cui unica opera fu un editto per la reposizione dei fieni e della paglia, soleva firmare: «principe don Urbano del Drago Biscia Gentili». Morì il 25 luglio di quell’anno stesso, e gli successe, ma come prosenatore, Vincenzo Colonna, pratico di affari e zio, per parte di madre, del principe Colonna di Paliano, di cui era amministratore e vicario in Roma. Egli aveva origine dai Colonna di Sicilia, era persona colta e fu amico del Gregorovius. Morì dopo il 1870.


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Nonostante che fosse costituito il corpo municipale già dal 12 marzo, la commissione provvisoria era rimasta in carica sino al 31 di quel mese, seguitando a metter fuori quelle «notificazioni» che formavano argomento della pubblica ilarità. Una del 18 marzo fu davvero amena. Emessa allo scopo di garantire la buona fede del commercio dei commestibili, prescriveva di dare al burro di ricotta un colore diverso da quello del burro normale, ma non indicò quale dovesse essere, onde se ne videro di gialli, di verdi, di rossi, e, in breve, d’ogni colore. Un’altra ordinanza contro i cani abbandonati minacciava che sarebbero distrutti. Il 13 marzo 1850 uscì il regolamento per gl’immondezzai, del quale merita di essere ricordato l’arti-