Pagina:De Cesare - Roma e lo Stato del Papa I.djvu/75

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primo concistoro - il nuovo municipio 57

colo 13, che poi, pubblicato a parte con le firme dell’Odescalchi, dell’Alibrandi e del Capranica, sollevò generali risa. Era così concepito: «gli stracciaroli che si recano a cercare negli immondezzai gli oggetti della loro industria, non potranno, con bastoni, o altri ordigni, spandere oltremodo le immondezze, ma dovranno usare ogni diligenza perchè queste non si spandano, altrimenti verrà contro di essi, proceduto con ogni rigore». Dunque, se erano esclusi i bastoni e gli ordigni, si doveva far uso delle mani?...

Quel regolamento di polizia proibiva di gettare immondezze dalle finestre, pena una multa di cinque scudi. Furono stabiliti 131 immondezzai nella città con relative tabelle, sopravvissute fino ai tempi presenti, ma tali ordinanze non tolsero che Roma, dopo Napoli, fosse la città più sudicia d’Italia. Nè la nota comica dei bandi municipali finì con la commissione provvisoria, perchè, il 25 luglio, il principe Altieri, che faceva le veci del senatore Del Drago, rinnovava per i cani abbandonati la stessa ordinanza, ripetendo che i cani non reclamati durante i tre giorni di reclusione, sarebbero distrutti. I reclusori di quelle bestie erano lo stabilimento di mattazione a porta Leone, la via delle Cascine Nuove, e la via del Muro Nuovo. Ma le distruzioni non avvenivano, sia per natia mitezza, sia perchè non vi erano agenti esecutori, ond’è che Roma poteva anche chiamarsi, dopo Costantinopoli, la città dei cani.


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Si disse che il ritardo nella costituzione del municipio dipendesse dal cardinale Antonelli, il quale ambendo per sè e i fratelli l’onore della cittadinanza e nobiltà romana, credeva poterla ottenere più facilmente dalla commissione provvisoria, e difatti l’ottenne. Nonostante che tale cittadinanza, già concessa al generale Oudinot, e poi al generale Goyon e al generale Lamoricière, e ad altri, degni e non degni, avesse perduto gran parte del suo prestigio, non lasciava di solleticare la vanità borghese degli Antonelli. E il cardinale volle suggellare la fresca nobiltà, nominando Luigi, penultimo dei suoi fratelli, fra i consiglieri supplenti del patriziato, mentre il conte Cini, nobile più autentico,